Chi sono

Cresciuto con i poeti maledetti, e con un po' di quella poetica maledizione scolpita per sempre nei precordi dell'anima, nel tempo sono rimasto fedele alla soave malattia della forma. Esteta, decadente e parnassiano per vocazione, sono un idolatra dello stile e un seguace del bello. Credo nella divina e salvifica parola, madre generosa ed esigente, e nel potere creatore del logos, fonte di ogni bene. Credo nella scrittura come vita e nella vita come forma d'arte. Amo soprattutto la poesia, ma da anni mi dedico con impegno alla filosofia (specie medievale) e alla teologia, oltre che alla grande letteratura europea. Sono, e sarò sempre, un dantista innamorato. Saltimbanco della sillaba e alchimista dell'assonanza, folle orchestrale di ritmi e strascichi, non ho che da offrire all'ignaro passante la quintessenza di una farmaceutica interiore: scampolo d'immenso lasciato cadere per ventura nel tumulto del mondo...

Incanti e Cadute (2005)

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Silloge chiaroscurale, fatta di ambivalenze e paradossi, simbolo di quel dualismo inesorabile che genera spesso sentimenti opposti e tuttavia complementari. In un precario gioco di equilibri, il verso si dipana in un canto oscillante come un pendolo tra vette e abissi, tra il bene e il male, ma in fondo al di là di questi e soprattutto libero di assecondare il saliscendi emotivo dell'umana esistenza. (altro…)