Vini e cicchetti. Guida alle osterie della Marca Trevigiana (2016)

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Una geografia sentimentale del buon bere e della buona tavola, un prezioso vademecum per scoprire vecchi e nuovi templi del gusto. Ben 34 comuni e oltre 80 osterie presentate con foto e testo per sapere sempre dove gustare il meglio della tradizione locale.

PREFAZIONE
di Giampiero Rorato

Il mondo sta cambiando con una velocità sorprendente, spesso cancellando le vestigia del passato scambiandole per cose vecchie e non più servibili. Tutto è iniziato negli anni 50-60 del secolo scorso, con la fine della civiltà contadina e l’avvio di quella industriale, con una smodata voglia di nuovo – con gran vantaggio per gli antiquari anche improvvisati – come se il nuovo rappresentasse un deciso miglioramento della vita. Poi, pian piano, passata l’euforia per le novità, spesso di plastica e di corta vita, si è cominciato a capire che il patrimonio ereditato dalle generazioni passate – architetture abitative, luoghi d’incontro, mobili e oggetti di casa, ecc. – non era solo l’espressione di un passato da superare, me il simbolo di una cultura e di una civiltà a misura d’uomo. Come le osterie, oltre le chiese unici luoghi d’incontro fuori casa, dove sentirsi liberi, dove stare con gli amici, dove disputare senza affanni una partita a carte, dove alzare un “goto” di buon vino per brindare all’amicizia. Anche questo settore ha conosciuto negli anni del dopoguerra la furia devastatrice, come se quelle stanze spesso basse e piene di fumo fossero un male dal quale liberarsi.
C’è voluto qualche decennio per capire che non era proprio così, che le osterie non sono il luogo del vizio e del peccato, dove la gente si ubriaca e bestemmia – questo può avvenire ancor di più in casa – ma dove si sente e si gode il profumo della storia, dove il passato rivive conservando e indicando valori di vicinanza, amicizia, solidarietà, quindi di vera umanità, indispensabili al vivere umano. Perché questo sono le osterie, luoghi accoglienti, dove si respira simpatia, luoghi umili e discreti dove si entra sempre volentieri sapendo di essere accolti col sorriso dal personale che vi lavora, quasi sempre gli stessi proprietari.
Le leggi sono molto severe con chi profana i siti archeologi o chi abbatte alberi anche non secolari, ma dovrebbe non solo essere severa con chi distrugge il patrimonio che per secoli ha vivificato i centri sia delle città come dei borghi di campagna, bensì pronta a sostenere quanti sono impegnati a conservare ciò che di significante e utile ci è stato lasciato dalle precedenti generazioni che, da sempre, hanno saputo filtrare le opere degli uomini conservando solo le migliori. E hanno conservato le osterie, perché le godessimo, perché, anche se ammodernate nei servizi, possano continuare a offrirci piacevoli luoghi d’incontro, dove si respira l’odore di cose buone, dove si gustano i piatti della vera tradizione locale e, soprattutto, dove si sta assieme ad altre persone – uomini e donne – vivendo i valori reali, seppur apparentemente semplici, che caratterizzano le nostre belle comunità.

Giampiero Rorato