Scritti Novelli (2002)

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Opera d’esordio acida e struggente, un condensato di visionario lirismo e onirica sostanza franto in un lessico dagli echi volutamente arcaizzanti che insiste su un verso essenziale. Emerge a tinte forti la spontanea vigoria dell’inedito, dell’originale, secondi i crismi di un espressionismo talora raccolto in soavi abbandoni romantici.

L’autunno
i raggi scolora
ad un sole
che fioco trapassa
un tetto di nubi
ma la tua bocca
ancora risplende,
la mia invece
un bacio attende
nel mentre
lo sguardo mira
un tramontar di stelle.


Nel tuo silenzio scorgo
mille parole,
un attimo è per noi
frammento d’eterno.


Ti preferisco sorridente,
malinconica e sognante
quando il mio ricordo
dai tuoi pensieri sfugge,
quando la mano allungo
e i tuoi occhi fisso
ma la tua mano non tocco
e il tuo viso non vedo.


È con ebbri movimenti
che mi smuovi l’anima
e il tuo dolce rintuzzarmi
giova placido al mio essere assente.
Con danze sinuose
dai vita alle mie labbra
e non temo il tempo
quando ho le tue certezze.


La sera tace,
tutto è ombra e movimento
d’un vecchio stanco e spento.
Se la distanza non esistesse
saremo angeli
tra una pioggia di stelle.


Oh cielo settembrino
di bianco macchiato
riporta il mio destino
a quell’essere fatato;
sorridi al compagno vento
e a quest’anima morente
che con silente lamento
se ne va tra la gente.